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Katana: curiosità

Creato il 25 ottobre 2012 da Zonwu
Katana: curiosità
Sulla katana circolano storie e leggende che, a volte, sfiorano l'inverosimile. Nel corso dei secoli, a queste spade sono stati attribuiti poteri quasi sovrannaturali, ma quanto c'è di vero negli aspetti più straordinari della katana?
Affrontare l'argomento delle spade giapponesi richiederebbe interi volumi dedicati alla loro evoluzione, alle tecniche costruttive, e al ruolo sociale che la katana ha svolto fin dall'inizio del periodo dei "Reami Combattenti" giapponesi. E' stato un po' difficile limitare la quantità di informazioni da inserire in questo post, ma era impossibile non citare alcuni dei numerosissimi aspetti curiosi e poco noti della katana giapponese. Mi limiterò, quindi, a riportare informazioni e curiosità su cui basare i vostri approfondimenti personali, nella speranza che l'argomento possa appassionarvi.
Iniziamo con un po' di storia: la spada che oggi chiamiamo katana sembra essere nata a partire dal XII° secolo dall'evoluzione della spada tachi, probabilmente per rispondere all'esigenza di lame maneggevoli anche in spazi ristretti.
La katana viene generalmente definita come una spada dalla lama leggermente curva e dalla lunghezza di 60-70 centimetri, dipendentemente dal periodo di produzione e dalla moda del tempo. Non è molto differente dalla spada tachi, più lunga e con una curvatura della lama più pronunciata, e spesso le due tipologie di spada giapponese sono distinguibili solo dalla firma sul codolo (nagako).
La veloce estrazione della katana dal suo fodero, possibile grazie alla lama generalmente più corta (e più pesante, a parità di lunghezza) di quella del tachi, era perfetta per lo stile di combattimento dei samurai, in cui il colpo più veloce doveva essere in grado di abbattere all'istante un avversario.
Katana: curiosità
Anche il modo di indossare la spada lunga subì dei cambiamenti dopo l'origine della katana: quest'arma consentiva di estrarre e colpire l'avversario in un unico gesto, a patto che fosse indossata in modo differente rispetto al tachi.
Utilizzare il termine katana per definire, indipendentemente dalla collocazione temporale di ciascuna arma, ogni spada giapponese dotata di certe caratteristiche, non è del tutto corretto. Come capita per i cambiamenti sociali delle culture presenti e passate, anche la concezione della guerra e delle armi ha attraversato periodi differenti; una katana prodotta prima dell 1573 (periodo Muromachi), quindi, è stata realizzata utilizzando tecniche differenti, e per scopi altrettanto diversi, rispetto ad una katana prodotta in tempi relativamente moderni.
Ci sono ovviamente dei punti in comune che possono definire in modo più o meno preciso una katana giapponese autentica, in primo luogo il tipo di acciaio utilizzato per forgiarla. La katana autentica viene prodotta a partire dall'acciaio Tamahagane, una combinazione di acciaio ad alto e basso contenuto di carbonio. Questo tipo di composizione consente di ottenere lame allo stesso tempo estremamente affilate ma difficili da rompere in combattimento.
L'acciaio Tamahagane veniva prodotto tradizionalmente solo 3-4 volte all'anno tramite un processo che richiedeva 5 giorni tra costruzione della fornace, produzione dell'acciaio e pulitura finale. Per produrre circa 2 tonnellate di acciaio (solo la metà del quale era di qualità tamahagane) venivano utilizzate 13 tonnellate di carbone e 8 di sabbia nera (satetsu). 
Una volta acquistata una porzione di tamahagane, il fabbro inizia a comporre un puzzle di frammenti di acciaio in base al contenuto di carbonio dei frammenti stessi, portando il tutto ad elevata temperatura per ottenere un lingotto lavorabile. Il lingotto viene allungato e piegato a "U" diverse volte (almeno 16), per eliminare la maggior parte delle impurita che potrebbero intaccare la resistenza della lama. 
Si procede poi con la lavorazione del lingotto per ottenere una forma rudimentale di spada, leggermente o per nulla ricurva. La curvatura della lama sarà ottenuta temperando l'acciaio attraverso una tecnica particolare: ogni costrutture di spade ricopre la lama con diversi strati di un composto realizzato con argilla, acqua e altri ingredienti (ogni artigiano ha la sua personale ricetta), distribuendo uno spesso strato del composto sul filo della lama.
L'argilla funge da isolante termico: dopo aver scaldato la lama, l'acciaio rovente viene immerso in acqua o olio, e il ridotto isolamento termico sul dorso farà incurvare leggermente la lama. Il risultato aggiuntivo di questa operazione è la creazione di un hamon, un motivo a linee ondulate sul filo della lama che spesso viene utilizzato come "firma" del costruttore.
Quanto è realmente efficace una katana realizzata secondo il metodo tradizionale? Tutta la complessa metodologia e la ritualità elaborate per la sua costruzione custodiscono i segreti di una delle lame più efficaci del pianeta: qualità superiore del metallo, e incredibile precisione in ogni passaggio richiesto per la sua costruzione.
Quando l'acciaio con lo 0,7% di carbonio viene portato a 750 °C, diventa austenite, un particolare stadio del metallo d'importanza cruciale per la tempra dell'acciaio.  Quando l'austenite viene raffreddata rapidamente cambia struttura trasformandosi in martensite, una forma estremamente dura dell'acciaio; ma se il raffreddamento è relativamente lento, la sua struttura si modifica in perlite, una forma più morbida del metallo. Il composto a base di argilla consente di controllare il raffreddamento delle diverse parti della lama, allo scopo di ottenere un corpo resistente e flessibile e un filo estremamente sottile e duro.

La forgiatura e la tempra della lama rappresentano solo metà del processo di creazione di una spada così particolare. Il passo successivo è la pulitura e l'affilatura, operazioni che vengono eseguite da esperti artigiani che non si dedicano ad altro che al perfezionamento di una lama grezza. Generalmente sono artigiani che nemmeno partecipano alla selezione del metallo e alla sua lavorazione, ma si limitano esclusivamente alla pulitura.
L'affilatura/pulitura di una lama dura da una a tre settimane, e viene eseguita utilizzando diverse pietre dalla grana sempre più fine che, tramite un processo di micro-abrasione, doneranno alla lama la lucentezza di uno specchio. La lucentezza non è un elemento puramente estetico: una superficie liscia aiuta la lama a scivolare dolcemente all'interno di un corpo umano, evitando la tipica suzione prodotta dai tessuti perforati da un corpo estraneo.
Per dare una vaga idea di cosa comporti il processo di pulitura, ecco una brevissima sintesi: è suddiviso in due parti, Shitaji (pulitura iniziale) e Shiage (pulitura finale). Lo Shitaji richiede 10-12 ore di lavoro al giorno per 4-6 giorni; durante questa fase viene lavorato il corpo della lama per lucidarlo a specchio.
Lo Shiage, invece, consiste nell'affilatura estrema del filo della lama, e richiede almeno 3 giorni di lavoro. Si procede con l'affilatura tramite frammenti di pietra sempre più piccoli e dalla grana sempre più fine, abilmente tenuti tra le dita per farli strisciare lungo il lato tagliente della katana.
Come accennato all'inizio di questo post, descrivere nel dettaglio l'intero processo di costruzione di una katana potrebbe occupare interi volumi, per cui passiamo ad alcune curiosità poco note prese dal sito del celebre esperto Richard Stein.

Il primo consiglio importante è su come distinguere una lama nuova (prodotta dopo la Seconda Guerra Mondiale) da una di stampo antico. Le repliche moderne sono per lo più in alluminio, per cui basta una semplice calamita per capire se si tratta di una replica. Se riuscite a trovare un numero di serie, inoltre, significa che la lama è sicuramente moderna e prodotta tramite catena di montaggio automatizzata.
Il fatto che la lama sia in acciaio, tuttavia, non garantisce la sua autenticità. E' possibile ottenere falsi di discreta qualità in modo relativamente facile, specialmente se vengono etichettati come "armi ninja", anche se non esiste alcuna documentazione storica che testimoni l'utilizzo di spade diverse dalla katana da parte degli shinobi giapponesi.
Se la lama presenta una grana visibile (hada), è molto probabile che sia stata realizzata a mano. Alcune spade antiche potrebbero non mostrare alcuna grana per via dell'erosione, ma un'analisi al microscopio dovrebbe poter constatare la realtà.
Occorre verificare anche la presenza dell'hamon, il motivo decorativo sul filo della lama. Le repliche e i falsi hanno una linea di tempratura rettilinea, invece delle linee curve degli esemplari autentici.
L'esame del codolo è spesso risolutivo, dato che è la parte della lama in cui vengono generalmente inseriti numeri di serie, firma dell'artigiano, o marchi militari.
Una lama "shinken Nihonto" ("vera spada giapponese") è una katana funzionale di produzione moderna adatta al combattimento e spesso usata per le prove di taglio. Ognuno dei circa 250 artigiani giapponesi moderni ne può produrne al massimo 20 all'anno, e l'efficacia delle armi da loro prodotte è ben evidente osservando il video qui sotto:

Secondo la pratica tradizionale, fortunatamente decaduta, del Tameshigiri ("prova di taglio"), le katane venivano messe alla prova dai più forti spadaccini del periodo Edo contro sacchi di riso, bambù, tappeti arrotolati o piccole lamine d'acciaio.
Ma il Tameshigiri prevedeva anche l'utilizzo di bersagli come cadaveri, o criminali condannati a morte. Se la katana si dimostrava capace di tagliare carne e ossa di un prigioniero (la potenza di taglio veniva incisa sul codolo sotto la forma "5 corpi con un colpo di taglio sul fianco"), poteva essere considerata una lama degna di nota.
Oggi i test di taglio vengono condotti su tatami arrotolati al cui interno è stato inserito un palo di bambù verde, per simulare la consistenza delle ossa umane. Una lama tale da meritarsi di essere definita katana tradizionale può tagliare due o più di questi bersagli con un solo fendente, se impugnata da un abile spadaccino.
Un altro test di taglio, praticato anche in epoca moderna, è il kabutowari, il "taglio dell'elmo". Si tratta di colpire un elmo tradizionale kabuto con una katana, e osservare le conseguenze per valutare l'efficacia e la resistenza della spada. L'ultimo kabutowari noto risale al 1994, quando il maestro di spada Obata Toshishiro colpì un elmo originale del 1573-1602 con una katana shinken, lasciando uno squarcio di 13 centimetri sulla parte superiore dell'armatura senza nemmeno scalfire la superficie dell'arma.
La qualità di alcune katane è rimasta leggendaria, tanto da far nascere miti e superstizioni sul loro conto. Un esempio tra tutti è la spada chiamata "Nuvola Bianca", realizzata tra il 1504 e il 1520 dal maestro Masatoshi della scuola Muramasa.
Le lame Muramasa si meritarono la fama di "spade malvagie", grazie anche alla superstizione di Tokugawa Ieyasu, una delle figure più importanti dell'intera storia giapponese. Ieyasu proibì l'utilizzo delle lame Muramasa perché molti amici e  parenti rimasero uccisi proprio da quelle lame, e lui stesso fu gravemente ferito da una katana Muramasa.
Nuvola Bianca è un perfetto esempio di lama Muramasa "maledetta". Come recitava la superstizione del tempo, "una lama Muramasa ha sempre qualcosa di malvagio, e una volta che lascia il suo fodero non vi ritorna mai prima di aver visto il sangue"; una vera e propria lama demoniaca che, secondo la leggenda, scatenava un'incontrollabile sete di sangue nell'uomo che la impugnava.
La prova di taglio di Nuvola Bianca, effettuata nel 1659, può fornire qualche indizio sulle ragioni di una paura così irrazionale nei confronti di una semplice spada: attraversò due cadaveri come se fossero burro, fendendo inoltre quasi 30 centimetri di sabbia sotto di loro.

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